Gli Autori dei Promessi Sposi
VENERDÌ 11 APRILE 2014
Edito con il contributo della Fondazione de Mari
e
a cura del Centro Nazionale di Studi Manzoniani
GLI AUTORI DEI PROMESSI SPOSI
presentazione di
Franca Ferrando (già Preside del Liceo) e Gianmarco Gaspari (Presidente del Centro Nazionale Studi Manzoniani)
Nell'aula magna del "Liceo Martini" oltre cento persone tra docenti, ex allievi, studenti e cultori di letteratura italiana hanno avuto modo di scoprire un Manzoni inedito, originale e per alcuni versi moderno e attuale.
Nella prima riga dell'Introduzione del libro "Gli Autori dei Promessi Sposi", Amoretti afferma: "La composizione dei Promessi Sposi risponde ad un progetto letterario collegiale".
Una frase a dir poco dirompente per chiunque abbia studiato sui banchi del liceo il "romanzo".
Un mito che cade, una certezza che viene meno dopo molti anni. Non per Amoretti, che scandagliando nelle polverose carte, riscontra che quanto affermato è "solidamente testimoniato dal carteggio manzoniano, dalle postille del Fauriel e del Visconti al primitivo Fermo e Lucia fino alle varie stesure finali...".
Ma l'analisi dei carteggi eseguita con meticolosa cura dall'Autore non diventa meno tranciante e dirompente per la nostra memoria scolastica: "Alla luce di questa documentazione il confronto tra le diverse stesure del romanzo evidenzia quanto il Manzoni debba ai propri collaboratori..."
Amoretti, quasi a scusarsi dello scompiglio che ci ha prodotto nei nostri ricordi giovanili, non dimenticando di essere stato un professore, ci offre una nuova chiave di lettura del testo: "il rapporto tra Manzoni e gli amici prefigura il rapporto tra l'autore e il pubblico...".
Anche la rivisitazione della famosa "sciacquatura in Arno" per cui la "questione della lingua" diventa importante è perché il lessico usato non è riservato ad un pubblico dotto e colto ma è un lessico aperto a chiunque voglia godere di una narrazione sincera e veritiera, al passo con i tempi. Così il Manzoni esalta il lavoro di Emilia Luti, "la tata" fiorentina dei nipoti, "che ebbe la santa pazienza di rivedere con me il lavoro da cima a fondo, a passo a passo". Così Manzoni svela il segreto della ripulitura lessicale del suo romanzo: il consulente privilegiato non è un membro di chissà quale accademia linguistica... ma una balia.
Un'opera in cui gli interpreti principali sono gente semplice che esaltano la propria umiltà fino a farla diventare un messaggio che va ben oltre il tempo e la storia.
Un Manzoni nuovo? No, un Manzoni moderno allora e attuale oggi, quasi "in rete", che Amoretti approva quando scrive "mette in discussione la propria opera con generosità e ardimento intellettuale...".
Per troppo tempo la critica ha sottovalutato o addirittura taciuto il problema delle "correzioni" che invece il Manzoni definì come una "invenzione concertante".
Insomma questo libro è uno strumento nuovo per rileggere il grande romanzo che forse, giovani allievi, abbiamo sottovalutato, a volte ci ha annoiato, spesso ci è sembrato "fuori dal nostro mondo" e invece, riletto e rivisto con la guida di Giovanni Amoretti "ci fornisce strumenti nuovi e imprescindibili per la rilettura dell'opera [...] e svela prospettive critiche inesplorate e suggestive".
Il sapiente lavoro di Giovanni Amoretti, per decenni docente di Italiano e Latino nel nostro Liceo, ha fatto emergere un Manzoni che non ci aspettavamo, attento al particolare di ogni personaggio del suo romanzo con l'intento, riuscito, di renderlo vivo, attuale e in sintonia con il periodo di ambientazione ma ancor più con gli stimoli letterari del tempo di Manzoni.
Ogni personaggio viene elaborato dal Manzoni e poi messo in discussione con critici autorevoli, amici letterati a volte molto arguti e pungenti che lo invitano sia a mitigare sia a calcare maggiormente le varie caratteristiche umane e morali dei personaggi in discussione. il Capitolo dedicato ad Amalia Luti è forse la parte più intrigante del libro di Amoretti: una ragazza poco più che ventenne, sufficentemente colta (sapeva leggere e scrivere) espressione di quella cultura popolare che il Manzoni ricercava per rendere vivi e attuali i suoi personaggi. Emilia Luti dialoga con il grande scrittore attraverso un epistolario nel quale risponde alle richieste dall'autore quasi sempre con una terna di possibili risposte, del tipo "noi a Firenze avremmo detto..." e quasi sempre una delle tre risposte proposte la troviamo nella stesura finale del Romanzo.
Una grande fatica quella di Amoretti premiata dalla presenza e dall'intervento del Direttore del Centro Nazionale di Studi Manzoniani, prof. Gianmarco Gaspari, il quale ha sottolineato l'importanza dell'opera proprio per la sua originalità e per la meticolosità con cui ogni dettaglio è stato recuperato con un attento esame di carte e lettere presenti nel Centro milanese e accutratamente studiate da Giovanni Amoretti.