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Amici del Liceo Chiabrera
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Elena di Troia ovvero La Libertà di Volare

Lo spettacolo con cui, a maggio, I Coribanti del Liceo Chiabrera festeggiano i venticinque anni di vita è una elaborazione originale che trae lo spunto dal romanzo brillante dello scrittore americano John Erskine: 

"The private life of Helen of Troy" (1921)

Il romanzo venne tradotto in Italia da Lauro De Bosis (1928), professore di Letteratura Italiana ad Harvard, noto per le sue versioni dal greco antico (Edipo re, Antigone, Prometeo Incatenato) e dall’inglese nonché per essere stato autore di un clamoroso gesto di protesta contro il regime fascista Nell’ottobre 1931, sfuggendo ai controlli, volò su Roma, sulla quale gettò 400.000 volantini che invitavano gli italiani a riprendersi la libertà. Perse la vita al termine dell’impresa inabissandosi nel Tirreno dopo aver terminato il carburante.
La messa in scena è una sorta di “ipotesi onirica” possibile grazie al pensiero di Ghiannis Ritsos , John Erskine e a Lauro De Bosis che nella traduzione del romanzo “La vita privata di Elena di Troia”, ci ha offerto dell’eroina omerica Elena un profilo inconsueto: una eroina da salotto che declina in commedia il mito.
Il seducente “carpe diem” e la leggerezza del “volo” della protagonista di questo romanzo confliggeva però con l’impegno e la tragica scelta di vita del suo traduttore, lasciandoci uno spazio di immaginazione: l’incontro-scontro di Lauro con “un’Altra” Elena, l’Elena raccontata da Ritsos, molto più vicina alla tragedia.
Il poeta greco racconta infatti di una ex-eroina piena di disincanto e di orrore per la caducità umana, sideralmente lontana dai grandi temi che appassionano gli uomini e attorno ai quali ha preso vita il suo stesso mito. Nella nostra “ipotesi onirica” il poeta Lauro De Bosis, caduto l’aereo nel Tirreno al termine dell’impresa, incontrando l’eternità incontra il mito. Si ritrova però davanti ad una Elena vecchia, disillusa e derisa dalle ancelle, totalmente diversa da quella del romanzo di Erskine .
De Bosis, ostaggio nella memorie della vecchia Elena, è riluttante ma affascinato dalle rievocazioni delle vicende avvenute dopo la Guerra di Troia, quando Elena era tornata a Sparta con Menelao: ecco che ha inizio la “commedia della gioventù”, rimpianto di atmosfere da clan gitano, ricche di sensualità, musica e fascinazioni patriarcali ed una Elena ribelle e spezzacuori più vicina al personaggio di Carmen che all’eroina del mito. Infatti nel palazzo reale, un poco probabile Comitato di Morale Pubblica guidato dal portiere Eteoneo, non approva l’atteggiamento permissivo di Menelao verso Elena, tornata come regina e sposa e non come adultera e prigioniera. Ad alzare la temperatura del conflitto familiare contribuisce anche Ermione, la figlia della coppia, che è decisa a sposare il cugino Oreste. Elena al contrario vorrebbe Pirro, figlio di Achille, come genero. La situazione diventa incandescente quando Eteoneo annuncia le morti violente di Agamennone e di Clitennestra. Al lieto fine della commedia ecco rientrare in scena la vecchia Elena, sghignazzante delle giovanili illusioni e determinata a condividere con Lauro l’inutilità della passione e dell’agire umano.
Lauro, sbattuto così come un naufrago in mezzo ad una tempesta di interrogativi esistenziali in conflitto, trova la sua verità attraverso le stesse motivazioni etiche che hanno innalzato la sua esistenza a simbolo di amore della libertà e di giustizia .
Di fronte alla tentazione nichilistica della vecchia Elena e alla seduzione edonistica della giovane Elena, Lauro ci impone la sua risposta: il valore dell’ impegno civile e della memoria collettiva come valori fondanti della stessa esistenza umana. L’ipotesi onirica si conclude con le parole di De Bosis, un anelito che è un monito straordinariamente contemporaneo al risveglio civile:

«Il nuovo mondo che sorge senza ceppi e senza vincoli di muraglie e di frontiere, uno ed uguale per gli uguali, libero per i liberi, che accerchia le diverse genti sfatte dall'odio in una sola azzurra patria, luminosa e immensa:
il cielo, il cielo, ecco il mio regno!»