Celeste Locatelli
(Palazzolo sull'Oglio [BS] 1924 - Pietra Ligure [SV] 2001).
Dopo aver frequentato il Liceo a San Remo, dove ebbe compagni di scuola Italo Calvino e Eugenio Scalfari, si laurea in Lettere a Genova nel 1950. Insegna a Oneglia e a Fabriano.
Arriva al Liceo Chiabrera nel 1964 e vi insegna fino al 1990.
Insegnare per lui era una continua ricerca e una profonda riflessione sui valori dell'uomo, sulla libertà di pensiero, sul dovere morale che è dentro a ciascuno di noi. Poco incline al protagonismo fu per generazioni di giovani allievi modello di cultura e di impegno nella vita civile. Per lui il ruolo del docente era principalmente quello dell'educatore che attraverso la cultura cerca di insegnare l'amore per la libertà e la critica. Indimenticabile il suo sorriso amaro e lo sguardo, capace di leggerti dentro... sopratutto se non avevi studiato! Di lui sono rimasti pochi lavori scritti, proprio in coerenza con il suo carattere riservato e schivo.
Chi lo ha conosciuto fuori dalla scuola ricorda la sua verve ironica e la grande autoironia. Decantava il proprio cane Febo "di pura razza bastarda con la piega amara della bocca come Hunphrey Bogart, poiché del mondo aveva visto tutto e ormai sapeva tutto...". O della volta in cui dopo molti sacrifici riuscì a cambiare l'automobile. Il giorno prima della consegna, a Savona, ci fu l'alluvione. La sua macchina, ancora dal concessonario, andò distrutta. Il suo commento alla moglie fu lapidario "...a ripensarci bene, il colore non mi entusiasmava...". Per Locatelli, anche la pensione non fu un trauma. Continuò a studiare e insegnare alla Università della Terza Età. Ma divenne anche "giardiniere del condominio". Giustificava questa nuova carica con ironico orgoglio "Non ho più un Preside a cui rendere conto. I Condomini, invece, mi hanno dato la delega in bianco per i giardini del condominio: posso fare quello che voglio. Un vero salto di qualità!"
Venne nominato Commendatore della Repubblica nel 2000 dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Purtroppo l'anno dopo una grave malattia poneva fine alla sua intensa vita di educatore. Di lui il suo allievo, Ugo Folco, oncologo, in una memoria inviata al Liceo dopo la morte di Locatelli, ricorda: "[nel nostro ultimo incontro]...Non parlammo mai della malattia anche se la sua presenza era lì in mezzo a noi, anche se i dolori, la fatica nel muoversi, la lentezza nel parlare ed anche l'affanno del respiro la rendevano concreta, non gradita, ma serenamente accettata perchè come mi disse <alla mia età quando si compie 77 anni in una corsia di ospedale non ci resta che morire, ma con un poco di dignità>".